“Che valore ho per lo Stato?”

È una domanda che mi sono posto qualche tempo fa, mentre pagavo il premio della mia polizza infortuni.

Certo sembrano 2 cose completamente separate, ma se ti dicessi che sono 2 fili della stessa enorme ed intricata matassa?

Mi spiego meglio.

Da libero professionista pago i contributi al mio ente previdenziale (nel caso specifico è L’INPS) ma non pago l’INAIL, in quanto non sono un soggetto a “rischio” infortuni sul lavoro (almeno secondo la legge del lavoro in Italia).

Tuttavia la mia professione mi ha portato a fare una valutazione dei rischi, delle opportunità e dei diritti che ho e avrò pagando i contributi.

I contributi non sono altro che il “premio assicurativo” che devo pagare allo stato per avere diritto agli assegni di invalidità, di pensionamento, assegni civili…. Certo, è indispensabile pagare i contributi, obbligatorio e fondamentale per il giusto funzionamento del sistema, ma sono abbastanza rispetto al mio valore?

Alla vita umana non possiamo dare un valore attribuendone un prezzo ma possiamo calcolare un massimale UTILE alla sopravvivenza della stessa in caso di gravi imprevisti.

Qual è quindi il valore di una persona? Il cosiddetto HUMAN CAPITAL?

Innanzitutto la prima valutazione da fare è l’età. Perché più sei giovane e più sarà importante il reddito che produrrai.

Bisognerà individuare il reddito potenziale rispetto al lavoro che si svolge o al percorso di studi che si sta affrontando (per esempio, un operaio di 25 anni avrà un reddito potenzialmente inferiore rispetto ad uno specializzando in cardio-chirurgia di 25 anni).

Successivamente bisogna calcolare quanti sono gli anni di lavoro mancanti all’età pensionabile; il capitale umano diminuisce fino a 0 il giorno del pensionamento.

Esistono degli algoritmi (delle formule) che calcolano il valore del capitale umano in base all’età, al reddito potenziale e al sesso. Sì purtroppo nel 2022 sul capitale umano ci sono disparità di genere.

Ne abbiamo parlato nel webinar “Educazione finanziaria per Lei “.

Un argomento a cui i Soci di EFC tengono particolarmente e a cui dedicano molto tempo nei webinar, in incontri con associazioni e ordini professionali.

Ora non mi soffermerò sulle disparità di genere in Italia, perché non è l’argomento centrale dell’articolo, ma ritengo essere un passaggio molto importante per valutare il REALE capitale umano del mio nucleo familiare, perché in una famiglia composta da 4 persone (padre, madre e 2 figli) ognuno di loro ha il proprio capitale umano, che farà parte del reddito potenziale della famiglia.

Tra l’altro nel caso in cui uno dei due genitori si dedichi alla famiglia e non lavori più come prima perderà parzialmente o totalmente reddito. Quindi il valore reale nell’algoritmo.

Questo quindi crea un problema notevole in quanto si tiene conto del reddito e non del valore e risparmio generati per la famiglia. (Spesso questo genitore è la donna e non si dà un valore al ruolo di “casalinga”. Come abbiamo appena visto è un concetto totalmente errato)

Esempio:
una famiglia con 2 genitori che lavorano hanno entrate maggiori e quindi un capitale umano complessivo più elevato, ma dovranno pagare qualcuno per gestire la casa e la famiglia (colf, baby sitter, dopo scuola…ecc ecc)

In una famiglia in cui invece lavora uno solo dei genitori mentre l’altro si dedica alla casa ed alla famiglia per il periodo di crescita dei figli, si avrà un capitale complessivo minore. (Come detto prima non si tiene conto del valore e del risparmio generati nella gestione della casa e dei figli).

Capitale umano e prestazioni statali; parametri opposti.

Il giorno che inizio a lavorare ho un valore molto elevato, ma le prestazioni assicurative statali sono 0.

Il giorno del mio pensionamento, al contrario, il mio capitale umano è 0, ma lo stato mi darà il 100% della prestazione pensionistica che mi spetta.

Grafico estrapolato da https://www.ilcignobianco.com/2018/07/capitale-umano-valutare-valore-investire/

Il grafico qui sopra mostra il crescere della ricchezza personale in base agli anni di lavoro. Come puoi notare il capitale umano rimane lineare nel tempo e si azzera all’età pensionabile.
La linea della ricchezza, invece, inizia la sua discesa al momento della pensione, in quanto la ricchezza personale dovrà integrare la prestazione pensionistica.

E se ad un certo punto della mia vita non fossi più in grado di produrre reddito?

All’improvviso il mio valore crollerebbe a 0.

Se non avrò maturato il diritto alle prestazioni pensionistiche non avrò un particolare sostegno economico dallo Stato; se invece le avrò raggiunte saranno probabilmente insufficienti a mantenermi senza gravare sulle economie della mia famiglia.

Ecco perché entrano in gioco le coperture assicurative personali, per garantire il capitale umano nel tempo, indipendentemente da ciò che mi può accadere nella vita.

Il concetto di Capitale umano sta alla base delle valutazioni e delle strategie assicurative per sé e per il proprio nucleo familiare.

 

Il trasferimento di rischio è un concetto che nessuno ci spiega ma fondamentale nella pianificazione economica e finanziaria di tutti. Senza queste fondamenta sarà inutile passare alle altre aree perché un imprevisto creerà un importante fabbisogno economico che minerà tutti gli obiettivi pianificati.