Arriviamo da 10 giorni in cui i telegiornali hanno fatto terrorismo psicologico, e continuano imperterriti. Il fallimento della banca in America nella Silicon Valley ha portato degli scossoni sui mercati finanziari che ha portato forte allarmismo tra le persone. Abbiamo voluto fare un po’ di chiarezza e cercato di dare una spiegazione SEMPLICE a quanto accaduto. Abbiamo cercato di riportare le domande che ci hanno fatto i nostri clienti e ne è uscita una sorta di intervista.
D: Davide, cosa è successo 10 giorni fa alla SVB (Silicon Valley Bank)?
R: Provo a rispondere in modo semplice senza banalizzare troppo cercando di non rendere neanche troppo complicato l’argomento. La banca in questione, localizzata nella Silicon Valley, nota per il proliferare di aziende start-up tecnologiche, aveva come target di clientela in Società e partecipava al finanziamento di queste stesse società che poi sono diventate anche molto importanti. Essendo la maggior parte dei clienti Aziende la Banca disponeva di depositi importanti sui conti correnti e ha deciso di investire i capitali nel titolo di Stato americano, considerato il titolo più sicuro. Inizialmente nessun problema, poi sono iniziati i rialzi da parte della Fed per contenere l’inflazione. Il rialzo dei tassi ha dato come effetto quello di “far cadere a picco” il valore dei Titoli che la Banca aveva in pancia. In poche parole, il prezzo a cui erano stati comprati i titoli era diventato molto inferiore e hanno dovuto cominciare vendere questi titoli creando una differenza importante negativa, creando così una differenza negativa e un buco di bilancio. Per non andare troppo in difficoltà la Banca ha iniziato a vendere i titoli in perdita e successivamente a vendere anche le sue stesse azioni. Questo ha generato il crollo del titolo in borsa, gettando nel panico i clienti che hanno iniziato a prelevare il più possibile. Abbiamo letto notizie, che devono essere verificate, che uscissero mediamente una cosa come 70 milioni di dollari al minuto. Una cifra incredibile, agevolata anche dal fatto che ormai è possibile fare questo tipo di operazioni dietro ad un pc.
D: Quindi, fammi capire meglio. La Banca ha messo tutto quello che aveva in un solo asset?
R: Sì che è un po’ un errore da principianti per come la vediamo noi. Spieghiamo sempre nei nostri incontri, nei corsi e in consulenza che investire in un unico asset, anche se pensiamo sia il più sicuro al mondo come il titolo di Stato americano, non è la mossa più intelligente da fare. Perché purtroppo poi succede qualcosa che non possiamo controllare e cambia tutto. E questo è proprio il classico esempio che deve servire a noi piccoli investitori per capire quali sono quegli errori che non devono essere commessi. E uno di questi errori è quello di dover ricorrere a quell’investimento anche se ritenuto il più sicuro del mondo. A tutto questo si aggiunge il fatto che viviamo gli investimenti sulla base delle nostre esperienze. A volte reputiamo un’operazione estremamente sicura, ma poi il mondo cambia e le carte cambiano e noi ci troviamo invischiati, come è successo a questa banca, in situazioni complicate.
D: Credo che la paura che hanno vissuto molti risparmiatori, collegandomi anche alla questione delle esperienze, derivi da quanto vissuto nel 2008 con il fallimento Lehman Brother. Vivremo la stessa situazione?
R: Purtroppo non ho la sfera di cristallo, quindi non lo so e non posso permettermi di dare un determinato giudizio. È chiaro però che non è la stessa cosa avvenuta nel 2008 quando vi è stata una profonda crisi bancaria derivante dai mutui subprime. In quel caso vi era del marcio alle fondamenta di tutto il sistema; infatti, ha colpito più banche non una sola. Qui, invece si sta parlando di una banca che ha amministrato decisamente male il capitale a disposizione, quindi non credo si verifichi lo stesso scenario. È chiaro, però, che c’è una reazione a catena e penso che i mercati non aspettassero, nel senso che è stata l’ennesima tensione che ha provocato un crollo delle borse anche in settori che nulla centrano con il bancario. Il che non ha molto senso, è solo probabilmente paura.
Quello che è successo però ci deve far ragionare su una cosa molto importante: se fallisce una banca ci rimettono i soldi gli azionisti, gli obbligazionisti e i conto correntisti. Da noi solitamente chiedono sforzo a noi cittadini per salvare dal crack una banca, ma dobbiamo iniziare a pensare che se dovesse capitare il fallimento di una banca nazionale non verrà più salvata da una manovra fatta di notte con 20 miliardi all’ultimo secondo, in quanto è stato istituito da anni il bail-in, che prevede che il salvataggio in primis tocchi azionisti, obbligazionisti e i conti correntisti. Questa norma c’è ed è stata scritta, quindi non è più tempo di rimandare il problema. Farlo significherebbe comportarsi come le tre scimmiette “non vedo”, “non sento”, “non parlo”.