Oggi voglio raccontarti una storia. Una storia bella nonostante il titolo sia legato, ovviamente, ad un momento triste che tocca tutti noi.
Questo è il primo articolo relativo al passaggio successorio e ne seguiranno altri.
Quindi rimani collegato e goditi il racconto.
C’era una volta una casa antica, circondata da alberi secolari e da un giardino meraviglioso e rigoglioso.
In questa casa, intere generazioni di una famiglia avevano riso, pianto e condiviso momenti preziosi. Ma come ogni storia familiare, c’era un momento in cui il passaggio del testimone diventava inevitabile.
Giovanni e Maria, i nonni, hanno costruito questa casa con le loro mani, frutto di sacrifici, impegno e amore. Sotto questo tetto hanno cresciuto i loro figli, Antonio e Sofia, insegnando loro i valori della famiglia, del lavoro, della responsabilità ma anche della gioia e della serenità che una famiglia può dare.
Quando Giovanni e Maria raggiunsero la veneranda età di 75 anni, decisero di affrontare l’argomento “casa di famiglia” e patrimonio, evitando che tale “peso” cadesse sulle spalle dei figli Antonio e Sofia senza aver prima spiegato ad entrambi le loro volontà.
Seppur i due fratelli avessero costruito le loro vite e delle nuove famiglie lontano da quella casa, il legame con quel luogo era profondo e indissolubile. Non vivevano più fisicamente in quel luogo ma custodivano ricordi bellissimi e, passeggiando per la proprietà, rivivevano emozioni forti come se il tempo non fosse mai passato.
Così un giorno, riuniti sotto l’ombra degli alberi secolari nel giardino di casa, genitori e figli affrontarono insieme l’argomento tanto difficile.
Insieme, seduti intorno a un tavolo mangiando quel pasticcio tanto buono che fa Maria e sorseggiando del buon vino, discussero di come gestire il passaggio della casa e degli altri beni di famiglia.
I genitori spiegarono cosa rappresentasse quella casa per loro e che avevano il forte desiderio che rimanesse nelle mani della loro famiglia per generazioni segno indimenticabile del loro passaggio, dei loro sacrifici e dell’amore per questa famiglia. Che magari potesse diventare il punto di ritrovo per i figli e i nipoti per le festività o per occasioni speciali e che non fosse in nessun modo punto di discordia tra loro.
I figli però seduti a quel tavolo con i loro genitori battibeccarono trovando ingiusta la separazione in parti uguali dei beni.
In quell’occasione infatti saltarono fuori vecchie ruggini e si rinfacciarono presunte differenze di trattamento da parte dei loro genitori in passato.
Le ruggini erano di tipo economico e non affettivo. I due si rinfacciarono alcuni prestiti fatti ad uno e di contro invece all’altro, la richiesta di conferire parte dei primi stipendi in alcuni momenti di difficoltà economica della famiglia.
I genitori però raccontarono alcuni aneddoti, ricordando ad entrambi, che in realtà avevano appianato le differenze in determinate occasioni da loro evidentemente dimenticate.
Maria e Giovanni fecero davvero bene ad affrontare l’argomento ancora in vita gestendo anticipatamente possibili discussioni che però, dopo la loro dipartita sarebbero sfociate probabilmente in aspre discussioni nel migliore dei casi e/o diatribe legali nel peggiore.
Dopo aver chiarito decisero comunque di redigere un testamento che garantisse che la casa rimanesse in famiglia, passando di generazione in generazione esprimendo nero su bianco precise indicazioni, volontà e desideri.
Non perché non si fidassero dei loro figli ma perché sapevano che avrebbe contribuito a ricordare ad entrambi le loro volontà e che non ci fossero possibili interpretazioni o “dimenticanze”.
Non lo fecero in modo asettico ma scrissero su quel foglio la loro “lettera al mondo” con parole delicate ma ferme e decise.
Dopo qualche anno venne a mancare Giovanni e pochi mesi dopo venne a mancare anche Maria che non superò mai la separazione dal suo caro marito.
Con il passare degli anni, i figli di Antonio e Sofia crebbero, giocando tra le stanze della casa e in quel bellissimo giardino, imparando a conoscere la storia e le tradizioni della loro famiglia.
Antonio e Sofia si assicurarono che i loro figli comprendessero il valore della casa e la responsabilità di prendersene cura raccontando anche l’aneddoto legato a quel pranzo di famiglia.
Quando il momento del passaggio arrivò, i figli di Antonio e Sofia accettarono con gratitudine e rispetto l’eredità che la famiglia aveva loro offerto. La casa antica continuò a essere il fulcro della famiglia, un luogo di incontro, celebrazione e amore.
Così, la storia del pranzo e il racconto delle tradizioni familiari si ripeté, con i figli e i nipoti che a loro volta presero il testimone, mantenendo viva la tradizione e la continuità attraverso i secoli.
E così, caro lettore, questa è la storia del passaggio familiare, una storia di successione e continuità che continua a essere raccontata attraverso le generazioni, cementando i legami famigliari e il valore dei beni ereditati.
Sai perché ti ho raccontato questa storia?
Perché ha una morale profonda.
Non devi in nessun modo dare per scontato che il passaggio dei tuoi patrimoni verso i figli sia un percorso privo di insidie, che le cose vanno affrontate (in vita) in famiglia perché possono non essere chiare a tutti e nascondere dei malumori facilmente risolte da te genitore.
Che nonostante si chiariscano dubbi, perplessità e malumori COMUNQUE dovrai scrivere necessariamente il tuo TESTAMENTO mettendo nero su bianco cosa vuoi che succeda in tua mancanza.
Mi raccomando non sottovalutare questo aspetto e non dimenticare questo mio breve racconto.
Se non sai cosa fare e ti senti in difficoltà ad affrontare quest’argomento contattaci.