Questa mattina per una questione personale mi sono recato, dopo aver fissato un appuntamento, nella mia banca di “fiducia”.

Mi conoscono e sanno cosa faccio per vivere.

Traspare la loro tensione nel ricevermi e ad ogni informazione comunicata esitano come un alunno impreparato con quella Prof tanto pignola durante l’interrogazione a sorpresa.

Ogni volta che succede mi convincono con la loro comunicazione non verbale (per quella verbale non ho molto da dire) che è peggio di quel che penso e scopro ogni giorno.

Io, Matteo e tutti i nostri Tutor combattiamo questo sistema malato e mi dispiace per quei ragazzi, spesso molto giovani, che capiscono quanto sia inadeguata quell’offerta ma che non hanno altro in mano e guai a loro controbattere o discutere gli ordini aziendali.

La sensazione è che siano meri esecutori di ordini non condivisi. Anzi, qualcuno di loro, me lo ha confidato senza tanti giri di parole.

Nulla di personale ovviamente verso chi lavora. In questo periodo uno il lavoro se lo tiene stretto anche se non gli garba poi molto, soprattutto se non ha altre possibilità.

Torniamo al perché del racconto di questa breve esperienza.

Sono le 8.35 AM la banca è semi deserta, frequentata dai soli dipendenti e mentre la ragazza mi prepara ciò che avevo richiesto sento i saluti tra la collega ed un cliente appena entrato.

Si accomoda nella scrivania affianco a dove sono seduto io.

Il separè alto circa un metro e settanta non mi permette di vederlo.

Appena si siede inizia ad esporre alla consulente la preoccupazione per i suoi investimenti visto il momento.

La consulente inizia così ad elencare tutto quello che ha in portafoglio il cliente.

Prodotto per prodotto elenca: il valore investito, il valore ad oggi, strumenti, comparto, previsioni per il futuro e analisi geopolitiche comprese.

A parte la questione relativa ad una inesistente privacy dell’utente, complice anche un timbro di voce importante della consulente e all’open space, mi vorrei soffermare sulle proposte sentite nel post monologo.

Non era di certa una consulenza, era una vera e propria vendita di prodotti un tanto al kg.

Mettiamo un po’ di questo, togliamo quello che è “vecchio”, “questo è scaduto dobbiamo rifarlo per forza”, “questo invece vedrai che ripresa”.

Il cliente bombardato da inutili informazioni annuisce, prova a dire la sua ma viene interrotto e conferma con freddo “ok va bene”.

La consulente che sta finendo la mia pratica mi guarda e dice: “stai assistendo ad una nostra “trattativa”!” facendo gesto con le dita.

Io rispondo: “mi mordo la lingua che è meglio”.

Lei sconsolata risponde con un: “mi dispiace!” e abbassa la testa.

Mi consegna la pratica finita ed inizia a spiegarmi ogni singolo foglio stampato.

Ho prestato attenzione alla spiegazione fatta e quindi ho perso tutto il resto della fantastica (sono ironico) consulenza del box affianco.

Saluto, mi alzo e nell’uscire costeggio il box dove c’è il protagonista del racconto.

A quanto pare il cliente ha accettato tutti i cambiamenti proposti sui vecchi investimenti in essere sottoscrivendone altri.

Mentre passo proprio lì davanti sento la consulente aggiungere: “Aspetti prima di andare dobbiamo compilare il suo profilo di investitore.”

Ma come?” mi chiedo io, non va fatto prima di consigliare i vari prodotti?

Per carità, il cliente non è nuovo in quella filiale e quindi un vecchio profilo spero che esista, ma se le condizioni fossero cambiate?

Ma soprattutto gli anni passano, possibile che al cliente vada bene tutta quell’esposizione su prodotti molto volatili?

È veramente consapevole del rischio che corre?

Dubbi che rimarranno irrisolti.

Non ho dubbi invece, sul fatto che la maggior parte dei profili venga compilato per vendere un prodotto più che per la nobile motivazione originaria e cioè quella della tutela del cliente stesso.

Questa cosa però, non posso averla notata solo io e quindi mi chiedo: cosa aspettano, gli organi preposti, ad intervenire in tutela del consumatore?

Mentre aspettiamo che qualcuno si muova e ci aiuti, NOI nel frattempo impariamo a difenderci.

Studiamo e mettiamo in pratica in concetti cardine dell’Educazione Finanziaria smettendola di delegare a terzi, in totale fiducia, la gestione dei nostri risparmi.

L’unico modo per difendersi è e rimane la CULTURA.

Investendo in formazione personale oppure affidandosi a consulenti super partes. Professionisti pagati per fare il mio interesse che non rappresentino nessun marchio.

Professionisti che prima di tutto sappiano chi sono, cosa faccio e che obiettivi ho nella vita.

Persone che mi facciano capire il perché delle cose in maniera elementare, che non parlino di prodotti ma di contenuti, che facciano una vera e propria mappa dei rischi e che mi diano soluzioni.

Un socio, un partner!!

Un Educatore Finanziario! CERTIFICATO 😉